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servizio di Marco Limiti


Poesie per inappetenti di Francesco Truli

Malinconia: questa è la parola chiave per interpretare la raccolta di poesie del giovane poeta brasiliano Francesco Trulli. Poesie per inappetenti, pubblicato da Edizioni Progetto Cultura, è un’opera che Francesca Innocenti, nel saggio introduttivo al libro, ha definito come amorale. Amorale nel senso Kierkegaardiano del termine, cioè essa è un’opera scritta da chi non ha ancora conosciuto la morale. Infatti, è proprio al filosofo danese Kierkegaard che Francesco Trulli fa riferimento, riportando in epigrafe una delle sue citazioni. La malinconia è una condizione propria dell’esteta, il quale, malinconico, “rimane indifferente ai più grandi tesori del mondo” poiché egli gode di pochi istanti, delimitati da un inizio e da una fine. Quello dell’esteta è un tipo di godimento che gli impedisce di giungere a un senso di sazietà e, di conseguenza, il suo più grande terrore è quello del vuoto. Ciò che rimane in fondo a questa sensazione di vuoto è solo una grande malinconia. Proprio a coloro che non provano sazietà e che sono inappetenti, Francesco Trulli dedica, come si nota dal titolo, la sua raccolta di poesie, scritte in giro per l’Italia, tra Bari, Pescara, Roma, Bologna. Una invocazione al sublime, un tentativo di spiegare la tortura subita dal suo animo, una definizione del suo malessere che, tra emicranie e nervi tesi, si riempie di sguardi silenti e di ritorni. Un malessere che parla di disarmonie, di istanti di cui si nutre e di cose che nessuno potrà mai portargli via. Ma, nello stesso tempo, questi istanti non riescono a saziarlo poiché egli “si sentirà sazio solo quando a giudicarlo saranno le sue ossessioni”.


servizio di Maria Sara De Marco


25/07/2008


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