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Il Sid e la sua tribù di Giulio Della Rocca

Poco più di novanta pagine, una scrittura rapida e tagliente. Un piccolo libro da leggere tutto d’un fiato. Una storia estrema, una finzione reale quella raccontata dal giovanissimo Giulio Della Rocca. “Il Sid e la sua tribù” pubblicato dalla Fermenti Editrice è il diario-confessione di un ventenne e del suo gruppo di amici di avventura-sventura. Un frammento di vita vissuta senza apparenti regole, la vita di Sid, diminutivo di Siddartha, che annaspa nel suo quotidiano, affogando tra l’abuso cosciente e coscienzioso di alcol e droghe. Pensieri confusi, un susseguirsi di domande che strada facendo hanno perduto il punto interrogativo, domande senza risposte; sogni troppo grandi da soffocare. Un gruppo eterogeneo “un gruppo strano…diverso dagli altri!”, ma infondo uguale a tutti gli altri, una decina di ragazzi a cui piace pensare e credere di essere strani, eccentrici, fuori dal comune. Quello che viene raccontato, con un linguaggio colloquiale e sfacciato sono il malessere, la mancanza di punti di riferimento, se vogliamo, la mancanza di senso che invade e pervade la vita delle nuove generazioni, schiacciate dalla nostra società che fagocita pensieri e azioni con un consumismo spinto ai suoi estremi, con false ed eccessive costruzioni di bisogni materiali che immobilizzano le menti deboli e spesso pigre. Citazioni di grandi autori giustapposte alla presenza costante di riferimenti musicali legati al mondo del rock, del grunge. Un’incapacità di comunicare, una profonda difficoltà ad accettarsi, ma anche ad accettare gli altri, i diversi, puntando contro di loro l’indice per farsi forza e trovare una via di fuga per andare oltre, per svegliarsi la mattina. La felicità appare fugace, momenti rari e sfumati. Tutto viene vissuto all’estremo, tutto perde di senso, non c’è amore, c’è sesso, non c’è dolore, ci sono dei profondi occhi chiari, troppo spesso rivolti verso il basso, ci sono rapporti incostanti, ragazzi che scappano da loro stessi, che viaggiano senza la possibilità di liberarsi dal loro io,che si rifugiano in mondi paralleli alla ricerca di emozioni forti, di un sorriso. Ragazzi che fuggono la normalità, ma che infondo vorrebbero solo trovare un po’ di semplicità. Un finale inaspettato e contemporaneamente ineluttabile senza possibilità di appello, con la vita che si riappropria di stessa entrando in scena sottobraccio al caso, all’accidentale.


servizio di Elisabetta De Maio


23/03/2008


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